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A cosa servono i sogni?

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Ai sogni si dà da sempre quasi un’aura magica, premonitrice, intuitiva. Freud e Jung li ritenevano chiavi di accesso dell’inconscio. La tradizione ebraica considera i sogni messaggi del Divino.

Ma oggi, cosa possiamo sapere di più sull’esperienza onirica?

Ho partecipato ad una conferenza in cui si parlava di sonno, sogni e interpretazione dei sogni.

I due relatori sono dei numeri uno nel loro campo:

 

    • Il Dr. David Gerbi, psicoterapeuta e analista junghiano. Un uomo con una storia emozionante. Costruttore di pace e tra i massimi esperti mondiali della Torah. L’interpretazione dei sogni è strumento del suo lavoro nonché tradizione millenaria della cultura ebraica.

 

    • Il Prof. Martin Monti dell’UCLA è psicologo e neurochirurgo e sta svolgendo da molti anni ricerca scientifica su sonno e funzione dei sogni.

Inizio dalle scienze per finire con la visione romantica.

Premessa: perché dormire?

Il sonno ci mette in uno stato molto vulnerabile dove non riusciamo ad essere responsivi all’ambiente circostante. E’ una condizione di grande pericolo, soprattutto se pensiamo ai nostri antenati. Ma quindi perché abbiamo bisogno di raggiungere proprio quello stato profondo di riposo? Perché non ci basta starcene un po’ sul divano o nella natura in stato contemplativo?

Non ci sono ancora risposte definitive e concordate su questo punto, ma ci sono 3 filoni di ricerca molto interessanti.

Prima teoria: il sonno e il sogno consolidano la memoria

Questa teoria afferma che se impariamo qualcosa (da qualsiasi esperienza, non solo le tabelline, per intenderci), durante il sonno REM si possono verificare attivazioni del cervello che sono compatibili e simili alle cose che abbiamo appreso. In realtà studi recenti hanno verificato che i legami tra i parametri del sonno e la memoria sono molto deboli.

Seconda teoria: il sogno è il modo in cui il cervello aiuta ad apprendere

Allargare le nostre esperienze

Se studiamo qualcosa in un ambito specifico, il cervello vuole apprendere una lezione più generale.

Vuole compensare il cosiddetto “overfitting” (il sovradattamento di dati troppo specifici) rendendolo generale e applicabile ad altri ambiti. Dato che non ci è possibile nella vita reale sdoppiarci e replicare in altri contesti ciò che abbiamo appresso, ecco che tramite il sogno il cervello ci permette di attivare le reti neurali, richiamando l’esperienza vissuta, in modo un po’ corrotto, così da renderlo meno iperspecializzato.

Il sonno ci aiuta a simulare situazioni potenzialmente difficoltose.

Ci sono 2 filoni di questa teoria.

 

    1. il filone SOCIALE: il sogno ci dà l’occasione di allenare le capacità sociali, simulando delle situazioni di relazione, proprio per apprendere “a bocce ferme” e in uno spazio più sicuro. Per questo puoi rivolgerti anche a me Prenota la tua call conoscitiva gratuita qui

    1. il filone del PERICOLO: molte persone ricordano sogni negativi, angoscianti. Questo ci direbbe che il sogno ha lo scopo di simulare situazioni potenzialmente pericolose in genere, non solo di tipo relazionale, e apprendere da esse.

Terza teoria (la meno romantica – ma dopo recuperiamo): è tutta questione di temperatura

Il sogno è epifenomenale ed è solo il prodotto di uno sforzo della mente di dare senso a ciò che senso non ha.

:((( E’ un po’ brutale, ma è una ricerca pubblicata da Lancet il mese scorso, quindi affidabile.

La scienza ci dice che quando dormiamo in uno stato profondo, la temperatura del cervello si abbassa e quindi è più difficile ridestarsi da questo stato. L’attività onirica nella fase REM sarebbe quindi necessaria proprio per mantenere il cervello ad una temperatura che ci permetta di svegliarci in tempi utili.

E’ stato provato anche da studi sugli animali a sangue caldo e freddo: negli animali a sangue caldo che hanno temperature più alte l’attività REM è molto ridotta rispetto ad animali a sangue caldo con temperature più basse.

E ora la parte romantica

Il Dr. David Gerbi ha una formazione come analista junghiano, e anche una tradizione culturale e famigliare nell’interpretazione dei sogni. Sua nonna è stata colei che gli ha tramandato questo sapere, che lui ha approfondito diventando uno dei maggiori esperti mondiali della Torah, uno dei libri sacri per gli ebrei.

Il Dr. Gerbi ha scritto un libro proprio per aiutarci a interpretare i sogni e il loro messaggio. Lo potete trovare qui (link non affiliato) e presenta un modo per lavorare sui propri sogni. Anche lui ci mette in guardia: “attenti a chi affidi i tuoi sogni perché l’interpretazione segue sempre la bocca dell’interprete”.

Anche Freud era di cultura ebraica e quindi non è un mistero il ruolo dato ai sogni nella sua psicanalisi.

E’ emerso un fatto evidente: il sogno è un elemento che non si può descrivere solo dal punto di vista scientifico.

Al di là di risultati della ricerca, ciò che di un sogno ci resta dentro, addosso, appiccicato come una fuliggine per ore e giorni e addirittura anni, è un patrimonio emotivo e sensoriale troppo prezioso per ridurlo a questioni di temperatura e collegamenti neurali.

Personalmente non mi piace nulla di ciò che ha carattere predittivo. Penso che sia limitante e riduttivo delle infinite possibilità che abbiamo.

Comprendo chi sente la necessità di avere un’interpretazione di qualcosa di così misterioso: ci insegnano a leggere gli oroscopi, non a lavorare sulle nostre emozioni. E’ più facile avere risposte che farsi domande.

Ma resto perplessa quando si parla di “interpretazione” dei sogni come se fosse possibile averne UNA.

Quando i miei clienti mi parlano di un sogno li invito a pensare a quale emozione è rimasta addosso, quali immagini restano salienti in memoria? Quali sono i significati che loro danno a queste immagini? Il sogno così si trasforma davvero una preziosa chiave di accesso ai messaggi che ci invia la nostra parte più spirituale e intuitiva. Queste sono le domande da cui arriveranno le tue risposte.

Grazie di avermi letto!